giovedì 28 febbraio 2019

Merenda dei popoli


Noi abbiamo tutto il necessario per vivere: acqua, cibo, vestiti e persino cose di cui potremmo fare a meno.
Ma ci siamo mai chiesti se tutte le persone hanno lo stesso?
A scuola sono venuti alcuni componenti del Sermig, che attraverso un gioco di ruolo ci hanno permesso di capire e  sperimentarela differenza tra essere ricchi e poveri nel mondo.
Alcuni alunni di 3^C hanno descritto cosa hanno provato nei mettersi nei panni degli altri.

Ho trovato molto interessante l’attività fatta martedì 5 Febbraio.
Questa attività è stata guidata da alcune ragazze che fanno parte del gruppo Sermig: l’Arsenale della pace. Il Sermig è un centro di aiuto per tutti gli uomini, le donne e i bambini e promuove l’educazione alla pace. Tutte le terze medie hanno svolto il laboratorio, che è parte del nostro progetto di solidarietà. All’inizio hanno dato ad ognuno di noi una carta di identità con su scritto il nome, la professione, l’età, la residenza ed era scritto in un preciso colore se si trattasse di ricchi, poveri o poverissimi. Per quelle due ore non ero più Giorgia ma ero una persona passata dal Sermig e veramente vissuta. Io venivo dall’Africa e la mia carta d’identità diceva che ero una donna delle pulizie, avevo 24 anni e il mio paese era in guerra, perciò c’erano pochi soldi e poco cibo.
Le ragazze hanno diviso i ricchi dai poveri cercando di fare una divisione reale, infatti nel mondo solo il 20% delle persone è benestante e nel nostro gioco solamente 10 persone erano ricche, mentre le altre povere. Questi dati mi hanno lasciata un’po’ scioccata perché per esempio al telegiornale sentiamo molte storie di uomini poveri ma non mi sarei mai immaginata che una parte così grande delle persone vivesse in queste condizioni.
Un’altra cosa che mi ha fatto pensare è stata quando abbiamo paragonato un bambino della Sierra Leone e un bambino Norvegese. Il bambino Norvegese aveva a disposizione 300 litri d’acqua al giorno, quello della Sierra Leone 5 litri. Mentre il Norvegese può andare a scuola tranquillamente il bambino della Sierra Leone solo se è fortunato ci vanno un bambino su 3. L’istruzione quindi spesso manca ai bambini. I bambini che non vanno a scuola vanno con i genitori nei campi a lavorare o stanno a casa. Inoltre la speranza di vita in Norvegia si affina intorno agli 80 anni in Sierra Leone a 39 anni. I ricchi si sono seduti a tavola e hanno ricevuto pizza, pane, patatine, caramelle e bibite a volontà, mentre i poveri, per terra, soltanto due arachidi. Mentre stavano distribuendo tutto quel cibo ai ricchi provavo un senso di ingiustizia e un’po’ di odio e gelosia. Mi sono subito detta :”E’ questa forse quello che provano le persone povere, è questo che prova la metà del mondo”. Non me n’ero resa conto. Non ti accorgi e non capisci finchè non la provi sulla tua stessa pelle. Io ero una persona povera e quando ho visto solo una piccola nocciolina nel mio piatto, ho provato molta tristezza. Mentre mangiavo la mia piccola merenda pensavo a tutte le persone che ogni giorno mangiano veramente poco, o a quelle che non mangiavano.
Una cosa che mi ha colpita ancora della merenda è quando la ragazza ha chiesto ai ricchi se volavano altro, loro l’hanno guardata dicendo di NO, ma non è questo che mi ha colpita. Ciò che mi ha colpita è che quel “no” che i ricchi hanno detto alla pizza ha portato la ragazza a buttare il vassoio nel cestino. In quel momento ho provato rabbia perché era ingiusto che i poveri dovessero mangiare una nocciolina e i ricchi molte cose buone. Ci hanno chiesto a questo punto di fare secondo noi la cosa giusta. Così tutti si sono alzati e sono andati dai ricchi a prendere il cibo. Io essendo nel gioco una poverissima ho vissuto l’esperienza della disuguaglianza.
Nel mondo ci sono troppe persone che non hanno cibo a sufficienza o che muoiono di fame.
Sprecare il cibo è dannoso e vergognoso.

giovedì 21 febbraio 2019

Autobiografia


Fin dalla prima media si impara a perfezionare il metodo per creare testi.
 Gli alunni di terza stanno imparando a scrivere un buon testo autobiografico raccontando o cercando di trasmettere le emozioni in un preciso momento.
Vi propongo il testo di Francesca, studente di 3^ D.


Sento ancora i brividi di paura avvolgermi nel ripensare a quella sera, di due mesi fa.
“Francesca, è ora di andare a catechismo” mi stava ricordando la mamma.
Mancavano cinque minuti alle 20.00.
Corsi in bagno, mi pettinai i capelli, mi lavai il viso e mi vestii.
Guardando fuori dalle finestre vedevo solo buio.
Un buio che sembrava infinito.
Un buio freddo, illuminato qua e là dalle luci fioche dei lampioni del paese.
Vivo in una casa ai piedi della montagna e per l’oratorio avrei dovuto percorrere come al solito la scaletta, che scende verso la piazza del paese, lungo la quale si affacciano i cani delle case dei vicini che, con il loro abbaiare, ti riescono a terrorizzare.
Accesi la torcia del telefono.
Illuminai la scaletta e corsi, corsi più che potevo.
Il papà mi aveva promesso che mi avrebbe osservato dal giardino.
All’ improvviso mi ritrovai di fronte all’ oratorio!
Credevo che il peggio fosse passato, ma non sapevo che qualcosa doveva ancora accadere.
Andai a catechismo, trascorsi serenamente la serata con le mie amiche.
Il campanile della chiesa suonò le 21.00.
Noi ragazzi uscimmo dall’ oratorio e aspettammo i nostri genitori venirci a prendere.
“Franci mi puoi aspettare che fra poco arriva mia mamma?” mi chiese Emma.
“Certo, per me non è un problema” le risposi.
Mamma mi aveva detto che, terminato catechismo, avrei dovuto chiamare casa.
Abito vicino e papà mi sarebbe venuto incontro a piedi.
Io e Emma rimanemmo per qualche minuto sul piazzale della chiesa.
Poco dopo arrivò sua mamma in macchina.
Chiamai papà.
“Indosso la giacca e le scarpe e vengo da te” mi disse al telefono.
“Inizia ad incamminarti”.
Non avevo altra scelta.
Emma stava andando a casa e sarei rimasta da sola.
Mi diressi verso il lavatoio che si trova nella piazza centrale del paese per poi proseguire lungo la scaletta che conduce a casa mia.
Vidi improvvisamente tre uomini muoversi verso il lavatoio contemporaneamente.
Sembrava volessero venire verso di me e seguire i miei passi.
Uno dei tre indossava una giacca rossa con un cappuccio di pelliccia che copriva il capo e al guinzaglio teneva un cane.
L’ avevo intravisto mentre parlavo con Emma, ma non gli avevo dato importanza.
Sembrava facesse passeggiare il suo cane nel piccolo giardino attorno al lavatoio del paese.
Degli altri due non ricordo l’aspetto fisico.
Indossavano abiti scuri e camminavano nella penombra lasciata dall’uomo “con la giacca rossa”.
“Vuoi che ti aspetti?” mi urlò Emma dal finestrino dell’auto.
Sentii i cani abbaiare.
Ciò significava che papà stava scendendo dalla scaletta.
“No, grazie” risposi.
“Non preoccuparti”.
Mi fermai.
I tre uomini si fermarono.
Li guardai.
Mi fissavano.
Il loro sguardo non mi abbandonava.
Ne sono convinta.
Mi immaginai subito la scena in cui io scappavo urlando in cerca di aiuto e loro mi rincorrevano.
Corsi affannosamente verso casa, salii la scaletta, guardandomi alle spalle per vedere la direzione in cui andavano o se mi stessero inseguendo.
I cani iniziarono ad abbaiare senza smettere.
Andai a sbattere contro una persona.
Gli puntai la luce della torcia in faccia.
Era papà.
Lo abbracciai forte e insieme tornammo a casa.
“Mamma, mamma. Giù, al lavatoio” le dissi preoccupata.
“Stavo per venire verso casa, mi hanno vista e subito si sono incamminati verso di me”.
“Chi?” mi chiese spaventata.
“Tre uomini”.
Ripresi fiato.
Spiegai cosa era successo.
Mamma e papà mi dissero che avrei dovuto telefonare prima di lasciare l’oratorio.
“Stai tranquilla. Quella zona viene usata per fare la passeggiata serale con i cani” mi rassicurò papà.
“Alle 21:15?” chiesi.
“Sì…può darsi” aggiunse.
Nonostante siano trascorsi ormai due mesi, ogni sera prima di addormentarmi, ripenso all’ accaduto e cerco di trovare una spiegazione razionale.                                        
 Sento ancora i loro sguardi puntati su di me.
Non voglio apparire ridicola, ma forse sono condizionata dai fatti di cronaca.
L’unica soluzione è riporre fiducia nelle prole rassicuranti dei genitori ed essere meno emotiva.


giovedì 14 febbraio 2019

Nasce il blog: "notiziesolari.blogspot.com"


Ciao,
Ti starai chiedendo cosa sia questo blog “notiziesolari.blogspot.com”. …beh è difficile spiegare,  quando puoi avere video o immagini a tua disposizione.
Parto da un laboratorio: “il laboratorio multimedia”.
All’inizio può sembrare noioso e monotono, poi comincia a stuzzicarti perchè impari a conoscere nuovi programmi e le loro potenzialità, li sperimenti e cominci a creare.
Così la fantasia si accende: nascono le prime idee e il desiderio di comunicare, anche attraverso questi strumenti.
Allora chiedi alla Profe di fare uno strappo alla regola e di permetterti di frequentare il laboratorio non solo per un quadrimestre, ma tutti e due. Lei ci pensa, ti autorizza e... voilà... eccomi qua ad inaugurare ufficialmente questo spazio: io volevo fare qualcosa che mi tenesse impegnata, ma che allo stesso tempo mi divertisse.
In questo blog racconterò della nostra scuola: l' IC Solari Albino, in provincia di Bergamo.
Parlerò di noi: delle attività che svolgiamo, dei nostri progetti, delle nostre aspirazioni, delle riflessioni e delle domande che nascono di fronte a temi importanti; riporterò fatti di attualità, ma parlerò anche di musica e di svago.

Io sono Aly, bloggerb ufficiale dell'I.C. Solari,  e frequento la 3^ media.



BINARIO 21

A scuola si fanno delle uscite didattiche… chi ne fa poche e chi ne fa tante. Una di queste coinvolgerà tutti gli studenti di classe 3...